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Meloni: campagna in anticipo in Sicilia. Superfici stabili a livello nazionale
Dopo una campagna 2023 caratterizzata da continui alti e bassi, c’è grande attesa per l’inizio stagione del melone italiano, che dovrebbe essere in anticipo rispetto allo scorso anno. Il condizionale è d’obbligo perché il meteo può sparigliare le carte in tavola da un momento all’altro, ma a livello generale i quantitativi dovrebbero essere in linea con lo scorso anno.
Ricordiamo come il 2023 sia stato un’annata particolarmente scarica in termini di volumi, come ha spiegato a fine ottobre Elisa Macchi del CSO Italy durante l’evento Summit Melone “diamo forma al futuro della filiera” organizzato da BASF | Nunhems. L’esperta, infatti, evidenziava un consuntivo a volume al di sotto delle 500 mila tonnellate (record negativo del decennio) frutto sia di un calo delle superfici, giunte a 16 mila ettari (contro le 18 mila di 10 anni fa), sia di una diminuzione delle rese produttive a causa dei problemi climatici che non hanno dato tregua ai produttori italiani.
Per comprendere come hanno reagito i produttori italiani abbiamo contattato Matteo Bano, Account Manager melone e anguria area nord di BASF | Nunhems, che ci fornisce un quadro generale della situazione: "Per quanto riguarda le superfici complessive, a livello nazionale ci poniamo su di un livello non troppo dissimile da quello dello scorso anno. In Sicilia c’è stato sicuramente un calo dei trapianti, figlio di un’annata 2023 poco soddisfacente, ma parliamo di pochi punti percentuali, nulla di clamoroso. In merito all’andamento stagionale, sembra esserci un anticipo produttivo rispetto all’anno scorso e nelle zone più precoci si prevede di staccare i primi frutti già per inizio aprile. Risalendo la Penisola, nei vari areali di produzione del melone, si riscontra un andamento analogo alla passata stagione, a parte l’areale veronese che perde quota. Poi, chiaramente, a livello di rese è impossibile fare previsioni a questo punto della stagione".
Bano prosegue nella disamina allargando lo sguardo oltre i confini nazionali: “In Marocco c’è un problema idrico importante e questo ha limitato fortemente i trapianti. La Spagna è caratterizzata da alti e bassi in funzione della regione considerata, ma, mediamente, si dovrebbe posizionare sul livello dello scorso anno; infine, in Francia si dovrebbe registrare un leggero calo”.
Per quanto riguarda il Paese Iberico, Paco Borras, ex-presidente di Anecoop, ci fornisce ulteriori dettagli: “partiamo dal presupposto che nell’ultimo triennio le superfici sono rimaste sostanzialmente inalterate, tuttavia, le rese, negli ultimi due anni, sono calate significativamente a causa di diversi eventi meteo estremi, ed è per questo motivo che i quantitativi esportati sono diminuiti in egual misura.”
“Entrando nel dettaglio delle diverse zone, le piantagioni sotto serra ad Almeria sono molto simili a quelle dell'anno scorso, poiché la superficie delle serre è abbastanza stabile e non ci sono grandi cambiamenti di destinazione d’uso delle stesse. Tuttavia, questa area, negli anni ha perso importanza nel segmento del precoce. Passando alla zona di Murcia, le colture previste sono in linea con la passata stagione, che però fu colpita da forti grandinate. Quindi, in assenza di eventi particolari, la produzione potrebbe aumentare. Nelle altre aree di produzione come Valencia ed Extremadura non si segnalano variazioni significative. Per il momento, quindi, le superfici a melone in Spagna sono paragonabili all'anno scorso e tutto dipenderà dal decorso climatico dell’annata soprattutto in relazione alla siccità che sta già preoccupando l’areale di Murcia.”
Quindi, fino ad ora, si evidenzia un trend delle superfici analogo al 2023, mentre il meteo farà da arbitro a livello di rese produttive. Una disamina condivisa anche da Maurizio Carbonini, responsabile commerciale di Mantua Fruit: "le nostre superfici dedicate a melone sono in leggero aumento, ma a livello di volumi non prevediamo grandi scostamenti rispetto allo scorso anno, speriamo, almeno, ci sia maggiore stabilità durante la stagione produttiva. Attualmente, la campagna del prodotto senegalese è in crescita, dopo una prima fase rallentata dall’andamento meteo avverso che non ha incentivato i consumi. La commercializzazione di questi frutti proseguirà per un altro mese, per passare poi il testimone ai raccolti siciliani. Quest’ultimi a livello complessivo dovrebbero essere in leggero calo, dopo la campagna negativa dello scorso anno, mentre per quanto ci riguarda siamo stabili. I primi stacchi dovrebbero partire a breve, in netto anticipo rispetto al 2023."
Anche per Ettore Cagna, presidente dell’Op Don Camillo, siamo a ridosso dell’inizio campagna dalla Sicilia: “A mio modesto parere, siamo in anticipo di circa 15 giorni rispetto alla media degli ultimi anni e prevedo che già a inizio aprile si effettueranno i primi stacchi, seppure con quantitativi minimi. In linea generale abbiamo leggermente aumentato le nostre superfici in particolare modo per le nostre specialità come Dino e Limelon, e pure qualcosa nel liscio, mentre il retato è stazionario. Difatti quest’anno dovremmo toccare i 1.400 ettari complessivi.”
“Per quanto riguarda i consumi, come sempre l’andamento climatico sarà decisivo, ma se prosegue il trend attualmente in atto è facile prevedere un calo. Di certo, non dobbiamo mollare la presa sotto l’aspetto qualitativo perché solo con l’alta qualità si può fidelizzare la clientela, e oramai, anche le catene più sensibili al tema dei prezzi esigono un frutto dalle elevate caratteristiche organolettiche”.
Per quanto riguarda il tema dei costi di produzione, entrambi gli imprenditori sottolineano come alcune voci siano rientrate su parametri più accettabili, come ad esempio il gasolio, ma rimangono comunque su livelli sostenuti.
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